Le radiazioni ottiche e tutela dei lavoratori

Le radiazioni ottiche artificiali (ROA) richiedono una gestione attenta e consapevole per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. Punto di riferimento è il D.Lgs. 81/08 e s.m.i., Titolo VIII, Capo V che definisce il campo di applicazioni.

Le ROA comprendono tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d’onda tra 100 nm e 1 mm, includendo le radiazioni ultraviolette, la luce visibile e le radiazioni infrarosse.

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Le ROA comprendono tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d’onda tra 100 nm e 1 mm, includendo le radiazioni ultraviolette, la luce visibile e le radiazioni infrarosse. A differenza delle radiazioni ottiche naturali, come la luce solare, le ROA sono prodotte da sorgenti artificiali, spesso presenti in processi industriali, medicali e di ricerca.

Sorgenti di radiazioni ottiche artificiali

Le sorgenti di ROA si distinguono in due categorie principali:

Sorgenti coerenti (laser):

  • laser per lavorazioni industriali,
  • laser per applicazioni medicali,
  • laser per misurazioni e allineamenti.

Sorgenti non coerenti:

  • lampade per illuminazione,
  • apparecchiature per saldatura,
  • forni industriali,
  • sistemi di sterilizzazione UV.

Le ROA sono presenti in numerosi processi industriali. la saldatura genera sia radiazioni UV sia IR; l’essiccazione industriale utilizza spesso radiazioni IR per il trattamento di vernici e rivestimenti. Nell’industria alimentare e in ambito medicale la sterilizzazione mediante UV è ampiamente utilizzata.

Valutazione del rischio, misure di prevenzione e protezione, sorveglianza sanitaria

La valutazione del rischio derivante dall’esposizione alle radiazioni ottiche artificiali richiede un’analisi approfondita che include le misurazioni dei livelli di radiazione, il contesto lavorativo e le modalità di svolgimento delle attività.

In primo luogo bisogna identificare le fonti di radiazione e l’eventuale presenza di superfici riflettenti che può aumentare l’esposizione effettiva dei lavoratori. Successivamente è necessario considerare le modalità operative: la distanza tra il lavoratore e la sorgente, i tempi di esposizione e la posizione assunta durante il lavoro.

La prima linea di difesa consiste nell’installazione di schermi e barriere protettive. Questi dispositivi devono essere progettati considerando il tipo di radiazione e le esigenze operative del processo lavorativo. In secondo luogo abbiamo i DPI, la cui scelta deve essere effettuata considerando sia il tipo di radiazione presente e le caratteristiche del lavoro da svolgere. Gli occhiali protettivi, per esempio, devono essere dotati di filtri specifici per le lunghezze d’onda presenti e devono garantire un comfort adeguato per utilizzi prolungati.

Dal momento che gli effetti dell’esposizione possono manifestarsi sia nell’immediato sia nel lungo periodo, il medico del lavoro deve valutare l’idoneità dei lavoratori a svolgere mansioni che comportano l’esposizione alle ROA. Il programma di sorveglianza sanitaria deve essere personalizzato in base ai livelli di esposizione e alle caratteristiche individuali dei lavoratori. Gli accertamenti periodici possono includere visite oftalmologiche e dermatologiche con frequenza variabile in base al livello di rischio.

Formazione e gestione delle emergenze

Di fondamentale importanza è la capacità dei lavoratori e degli addetti alle emergenze di riconoscere velocemente situazioni potenzialmente pericolose e sapere conseguentemente come comportarsi. Non solo conoscere le procedure di spegnimento dei macchinari e le procedure di evacuazione, ma anche saper prestare i primi soccorsi specifici per le diverse tipologie di esposizione alle ROA.

La documentazione degli incidenti e dei “quasi incidenti” rappresenta un altro aspetto fondamentale della gestione delle emergenze. Ogni evento deve essere accuratamente registrato e analizzato, non tanto per individuare responsabilità, quanto per comprendere le cause profonde e migliorare le misure preventive. Questa analisi retrospettiva permette di affinare continuamente le procedure di emergenza e di identificare potenziali punti deboli nel sistema di protezione.

La norma EN 14255

La norma EN 14255 fornisce metodologie precise per la valutazione dell’esposizione personale. Obiettivo principale della EN 14255 è la valutazione e la misurazione dell’esposizione a radiazioni ottiche, in particolare alle radiazioni ultraviolette (UV), sia naturali che artificiali. La norma si suddivide in diverse parti, ciascuna con un focus specifico.

  • Misurazione e valutazione dell’esposizione personale a radiazioni ottiche incoerenti: il focus di EN 14255-1 è sulle radiazioni ultraviolette emesse da sorgenti artificiali nel posto di lavoro. Include misure di prevenzione e protezione per l’uso sicuro delle sorgenti UV.
  • Radiazioni visibili ed infrarosse emesse da sorgenti artificiali nei posti di lavoro: questa sezione (EN 14255-2) si occupa della misurazione e valutazione delle radiazioni visibili e infrarosse emesse da sorgenti artificiali.
  • Valutazione del rischio da radiazione solare: EN 14255-3 descrive le procedure per la misurazione o la stima e la valutazione delle esposizioni solari UV. È utilizzata per valutare l’esposizione al rischio da radiazione solare per la pelle e gli occhi, considerando fattori come la posizione geografica, la stagione, l’ora del giorno, l’altitudine e la nuvolosità. Inoltre la terza parte della norma offre dei metodi di valutazione: sono forniti modelli per determinare i fattori di esposizione ed è applicabile a condizioni specifiche in termini di luogo e clima.

Nel campo specifico della sicurezza laser, la norma IEC 60825 costituisce il punto di riferimento internazionale. Questa norma, costantemente aggiornata, definisce un sistema di classificazione dei laser basato sul loro livello di pericolosità e fornisce linee guida dettagliate per la loro installazione e utilizzo sicuro. Particolarmente importante è la parte dedicata ai requisiti tecnici dei sistemi di protezione e alle procedure di sicurezza da adottare per le diverse classi di laser.

IEC 60825

Nel campo specifico della sicurezza laser, la norma IEC 60825 costituisce il punto di riferimento internazionale. Questa norma, costantemente aggiornata, definisce un sistema di classificazione dei laser basato sul loro livello di pericolosità e fornisce linee guida dettagliate per la loro installazione e utilizzo sicuro. Particolarmente importante è la parte dedicata ai requisiti tecnici dei sistemi di protezione e alle procedure di sicurezza da adottare per le diverse classi di laser.

La classificazione dei laser

La classificazione secondo la norma IEC 60825-1 si basa sulla pericolosità dei laser e sul potenziale rischio per occhi e pelle. Ecco le classi in ordine crescente di pericolosità:

Classe 1: laser intrinsecamente sicuri e non pericolosi in condizioni d’uso ragionevolmente prevedibili. Sono caratterizzati da potenza molto bassa. Esempi di questa classe sono lettori DVD e stampanti laser.

Classe 1M: come i laser di Classe 1, ma potenzialmente pericolosi se osservati con strumenti ottici. L’uso di strumenti ottici (lenti d’ingrandimento, microscopi) può aumentare il rischio. Esempio: alcune fibre ottiche per telecomunicazioni.

Classe 2: laser visibili a bassa potenza (≤ 1 mW). La protezione dell’occhio è garantita dal riflesso palpebrale (0.25s). Sono sicuri per esposizioni brevi. Esempio: lettori di codici a barre.

Classe 2M: come i laser di Classe 2, ma pericolosi se osservati con strumenti ottici. Il riflesso palpebrale protegge in visione diretta. Esempio: alcuni dispositivi di allineamento

Classe 3R: rischio moderato, potenza fino a 5 volte il limite della Classe 2 (visibile) o Classe 1 (invisibile). Il rischio è limitato per visione diretta accidentale. Esempio: puntatori laser per presentazioni di alta potenza.

Classe 3B: pericolosi per esposizione diretta, potenza fino a 500 mW. La visione del fascio diretto è sempre pericolosa, mentre le riflessioni diffuse sono generalmente sicure. Esempio: laser per ricerca.

Classe 4: laser ad alta potenza (> 500 mW), molto pericolosi. Possono causare danni anche per esposizione a riflessioni diffuse con rischio di incendio e ustioni cutanee. Esempi: laser chirurgici, laser per taglio industriale.

Per ciascuna classe sono previste specifiche misure di sicurezza:

  1. misure di controllo:
  • contenimento del fascio,
  • interblocchi di sicurezza,
  • chiavi di controllo,
  • schermi protettivi;
  1. misure amministrative:
  • cartellonistica,
  • procedure operative,
  • formazione del personale,
  • designazione del responsabile sicurezza laser;
  1. DPI specifici:
  • occhiali di protezione con filtri appropriati,
  • indumenti protettivi quando necessario,
  • schermi e barriere mobili.

Linee guida ICNIRP

Le linee guida ICNIRP  (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) coprono una vasta gamma di radiazioni, tra cui le radiazioni ottiche, i campi elettrici e magnetici, e le radiazioni a microonde. L’ICNIRP aggiorna periodicamente queste linee guida per incorporare le nuove conoscenze scientifiche (l’ultimo aggiornamento è del 2020).

L’ICNIRP utilizza un approccio basato su una relazione quantitativa tra esposizione e effetto nocivo per sviluppare le sue linee guida. Questo approccio include l’uso di modelli matematici e ipotesi del caso peggiore per stimare i rischi associati all’esposizione a radiazioni non ionizzanti.