Il Ministero del Lavoro ha emesso una circolare, la n. 7 del 12 settembre 2024, sulle problematiche relative alla sicurezza legate all’uso delle piattaforme di lavoro elevabili (PLE).
La circolare prende in considerazione i dati raccolti nell’ultimo decennio, dal quale ne esce un quadro preoccupante: infatti emerge che non sono le macchine più vecchie a destare le maggiori preoccupazioni, ma molti degli incidenti più gravi si sono verificati su piattaforme elevabili piuttosto recenti.
L’indagine e le criticità emerse nell’analisi degli incidenti con piattaforme elevabili
L’analisi si è concentrata su incidenti che si sono verificati nell’ultimo decennio e ha rivelato che i cedimenti strutturali sono la causa principale di questi incidenti. Non si tratta di semplici malfunzionamenti, ma di veri e propri collassi di parti cruciali della struttura. Questi eventi non solo mettono a rischio la vita degli operatori, ma sollevano anche questioni fondamentali sulla sicurezza intrinseca di queste macchine, anche quando sono relativamente nuove.
L’indagine ha sostanzialmente rivelato delle criticità quali cedimenti strutturali in macchine con meno di 10 anni di servizio e altre problematiche come fenomeni di fatica, imbozzamento e saldature non conformi.
Cosa fare
Per migliorare la sicurezza delle piattaforme elevabili pone l’attenzione sull’importanza dei seguenti aspetti:
documentazione completa: conservazione di tutti i documenti relativi alla macchina (certificati, istruzioni del fabbricante e verbali di verifica),
registro di controllo: Implementazione obbligatoria di un registro dettagliato per documentare tutte le attività di controllo e manutenzione,
aree di attenzione critica: identificazione delle zone più soggette a cedimenti strutturali, tra cui zone di articolazione, bracci telescopici e stabilizzatori,
responsabilità degli attori coinvolti:
fabbricanti: perché siano garantiti standard di sicurezza conformi alle norme armonizzate,
utilizzatori: perché vi sia un’aderenza rigorosa alle istruzioni del fabbricante,
enti verificatori: affinché valutino lo stato di conservazione della macchina,
organi di vigilanza: affinché verifichino dell’esecuzione delle ispezioni periodiche e della corretta manutenzione.
Tutto questo implica da una parte un aumento dei costi di manutenzione e ispezione, ma dall’altra la potenziale riduzione degli incidenti e dei costi associati nel lungo periodo. Inoltre bisogna riconsiderare le necessità formative per operatori e tecnici.
Questo è quanto ci dice la circolare, ma per quanto riguarda come migliorare la sicurezza delle piattaforme elevabili le soluzioni possono essere varie. Su questo punto si può pensare all’integrazione di IoT (Internet of Things) nelle piattaforme con sistemi di allarme preventivo per potenziali guasti e sensori per il monitoraggio dello stress strutturale. Inoltre si possono realizzare delle guide di manutenzione interattive e guide formative virtuali con simulazioni di rischio.
A ciò si aggiunge la possibilità di potenziare le PLE autonome e semi-autonome, dotate di GPS, sensori di prossimità e di ostacoli e un software per permettere una navigazione autonoma o semi-autonoma nel cantiere ottimizzando i percorsi. ma sicura rilevando ostacoli. La comunicazione di questo tipo di piattaforme dovrebbe avvenire in tempo reale con un sistema centrale di gestione della sicurezza del cantiere.
Conclusione
Il Ministero ha annunciato una prossima pubblicazione di un documento tecnico di indirizzo, che fornirà ulteriori dettagli sulle procedure di prevenzione e controllo. Questo documento sarà fondamentale per l’implementazione efficace delle nuove misure di sicurezza.
https://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2024/10/piattaforme-elevabili.png14402560adminhttps://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2022/06/TechnoEnergia_Logo_0014A8-180x180.pngadmin2024-10-08 20:35:482024-10-27 15:37:55Piattaforme elevabili: nuove direttive ministeriali
Le scale portatili sono utilizzate frequentemente nei luoghi di lavoro, ma possono causare diversi tipi di infortuni se non vengono utilizzate correttamente.
Tipologie di infortuni
Le tipologie più comuni di infortuni con le scale portatili includono le cadute, che rappresentano la maggior parte degli incidenti. Le cadute possono avvenire a causa di una base instabile, di un uso scorretto della scala o della mancanza di attenzione da parte dell’operatore.
Altri infortuni frequenti riguardano gli incidenti legati alla sovraccarico della scala, che può causare il cedimento della struttura o il ribaltamento improvviso. Inoltre, i rischi di schiacciamento delle dita sono piuttosto comuni durante l’apertura e la chiusura delle scale portatili. È importante prestare particolare attenzione a queste operazioni per evitare lesioni.
Anche gli infortuni legati all’utilizzo di scale danneggiate o difettose rappresentano un’altra categoria significativa. Utilizzare sempre scale in buono stato e controllare regolarmente che siano integre e sicure per evitare situazioni pericolose.
Fattori che contribuiscono agli infortuni con le scale portatili
Uno dei principali fattori, nonché molto banale, è rappresentato dall’utilizzo scorretto della scala, ad esempio posizionandola in modo instabile. La fretta può portare gli operatori a compiere azioni rischiose, come salire troppo velocemente o ignorare le norme di sicurezza. Inoltre, l’ambiente di lavoro può influenzare la sicurezza: superfici scivolose, terreni irregolari o presenza di ostacoli possono aumentare il rischio di cadute.
Procedure di sicurezza per il corretto utilizzo della scala portatile
Per prevenire gli incidenti utilizzando correttamente una scala portatile è importante verificare che sia in buone condizioni e che sia adatta all’uso previsto. Bisogna assicurarsi che la scala sia posizionata su una superficie stabile e piana, evitando di appoggiarla su superfici scivolose o instabili. Durante l’utilizzo della scala, è fondamentale mantenere sempre entrambi i piedi fermi sui gradini e evitare di appoggiarsi su un lato o di sporgersi troppo in avanti. Bisogna fare attenzione ai movimenti bruschi o improvvisi che potrebbero causare uno squilibrio e far cadere la scala.
Tipologie di scale portatili
La norma tecnica di riferimento per le scale portatili è la UNI EN 131
Dalla linea guida “Utilizzo di scale portatili nei cantieri temporanei e mobili” di Regione Lombardia possiamo classificare le scale portatili in:
Scale semplici di appoggio: scale che, una volta pronte all’uso, poggiano la parte inferiore sul terreno e la parte superiore su una superficie verticale, non avendo supporto proprio. Possono essere a un solo tronco o a più tronchi innestabili o sfilabili.
Scale doppie: scale auto-stabili che, quando pronte all’uso, si sostengono da sole appoggiando i due tronchi sul terreno, permettendo la salita da uno o entrambi i lati, a seconda della tipologia.
Scale a castello: scale autoportanti con una solida base di appoggio, un tronco di salita dotato di corrimano e un’ampia piattaforma di stazionamento con parapetto normale su tre lati.
Utilizzo corretto delle scale portatili nei cantieri
Idoneità e formazione dei lavoratori
I lavoratori incaricati dell’utilizzo della scala devono avere l’idoneità per la mansione specifica rilasciata dal Medico Competente e devono aver ricevuto una formazione adeguata e un addestramento completo riguardo all’uso dell’attrezzatura fornita. La presenza e l’accessibilità del manuale d’uso e manutenzione devono essere sempre garantite.
Prima dell’uso
La scala deve essere appropriata per l’uso specifico e prima i ogni utilizzo bisogna verificarne l’integrità, lo stato di conservazione e l’efficienza. Eventuali residui come malte, pitture, oli, grasso o ghiaccio devono essere accuratamente rimossi dalla scala. Bisogna controllare il peso massimo consentito dalla scala e non superarlo in nessun caso.
Il lavoratore che salirà sulla scala deve indossare un abbigliamento adeguato e gli eventuali DPI fornitigli dal Datore di Lavoro per la mansione.
Trasporto della scala portatile a spalla
Quando un lavoratore trasporta a spalla una scala portatile deve tenerla inclinata e mai orizzontale, soprattutto se la visibilità è limitata. Deve inoltre sorreggere la scala con il braccio evitando di inserirlo all’interno della scala tra gradini o pioli.
Collocazione della scala portatile
I gradini o i pioli della scala devono costantemente essere orizzontali rispetto al pavimento o base di appoggio, mentre la scala deve trovare sostegno su una superficie regolare, fissa, stabile e priva di scivolosità. Se necessario, essa deve essere vincolata opportunamente al piano d’appoggio.
Per le scale dotate di piedini regolabili in altezza, il posizionamento su superfici inclinate è consentito, con l’obbligo di regolarli in modo che i pioli o i gradini mantengano costantemente l’orizzontalità. La distanza massima del primo gradino o piolo dal piano di appoggio deve essere di 315 mm, e il piano di appoggio deve essere facilmente accessibile.
Nel caso di posizionamento su impalcato, va tenuto presente il rischio aumentato di caduta dall’alto, richiedendo l’adozione di adeguate misure di sicurezza. Le scale devono sempre poggiate sui propri tappi o piedini, con divieto di appoggiarle sui gradini o sui pioli.
Il posizionamento della scala deve essere valutato con attenzione, considerando i rischi di collisione con eventuali veicoli, porte, pedoni, nonché lontano da linee elettriche, aperture nel vuoto, oggetti metallici contundenti e fonti di calore o fumi. Se utilizzata all’esterno, la collocazione della scala deve tener conto dei potenziali rischi meteorologici, e l’area sottostante deve essere segregata.
I meccanismi di chiusura/blocco devono essere correttamente posizionati, conformemente al manuale d’uso e manutenzione.
Dopo l’uso
Terminata l’attività sulla scala, essa va chiusa e riposta in un luogo coperto; se la scala si fosse sporcata con vernici, oli o altro dovrà essere pulita. Inoltre è importante verificare quale manutenzione è richiesta e indicata nel manuale d’uso e attuarla regolarmente.
https://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2024/03/scale-portatili.png14402560adminhttps://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2022/06/TechnoEnergia_Logo_0014A8-180x180.pngadmin2024-03-11 12:32:042024-03-11 12:33:03Scale portatili: gli infortuni più frequenti
Secondo il D.Lgs. 81/08 art. 107 il rischio di caduta si ha quando il lavoratore durante l’attività lavorativa si trova ad una quota superiore ai 2 m rispetto ad un piano stabile.
Rischio di caduta dall’alto: come proteggersi
I rischi connessi all’attività lavorativa in quota sono principalmente:
rischio di caduta dall’alto, un rischio grave che può provocare lesioni anche permanenti o morte:
lesioni dovute alla forza di arresto,
lesioni causate dall’impatto con il terreno o altri materiali o ostacoli,
lesioni o più in generale effetti dovuti a una prolungata sospensione.
rischio da sospensione,
rischi ambientali,
rischi relativi alla movimentazione manuale dei carichi (MMC),
rischi correlati ai carichi,
rischi concorrenti
Il rischio di caduta dall’alto è un rischio grave che può provocare lesioni anche permanenti o morte:
lesioni dovute alla forza di arresto,
lesioni causate dall’impatto con il terreno o altri materiali o ostacoli,
lesioni o più in generale effetti dovuti a una prolungata sospensione.
Tipologie di caduta
Caduta libera è quella caduta in cui la distanza è superiore ai 600 mm in direzione verticale, ma anche in un pendio senza l’assistenza di un corrimano.
Caduta libera limitata è la caduta in cui la distanza è uguale o inferiore ai 600 mm nella direzione verticale e su un pendio dove non si ha il corrimano.
Quando una persona mentre sta cedendo è trattenuta dall’azione di un idoneo dispositivo di trattenuta si parla di caduta contenuta. Tale caduta non è mai superiore ai 600 mm.
Caduta totalmente preveduta è quella situazione in cui un sistema di trattenuta impedisce al lavoratore di raggiungere la zona che presenta il rischio di caduta.
Effetto pendolo
Effetto pendolo è quel fenomeno che si verifica ogni volta che una parte del peso dell’operatore non viene bilanciata dalla reazione della copertura e risulta disallineata rispetto alla corda di trattenuta. A causa dell’oscillazione intorno alla posizione di arresto del lavoratore, il corpo può subire rotazioni e oscillazioni, con il rischio di urtare contro elementi sporgenti o il suolo stesso, specialmente se ci si trova a un’altezza ridotta.
Se c’è il rischio che l’utilizzatore incontri un ostacolo durante l’effetto pendolo, è necessario adottare una configurazione diversa della linea di ancoraggio o un sistema alternativo. Per prevenire l’effetto pendolo, è importante saper valutare il tirante d’aria, la distanza minima verticale necessaria all’arresto in sicurezza del lavoratore in un sistema di arresto della caduta. Il tirante d’aria è la la distanza di arresto maggiorata di 1 m quale valore di sicurezza.
Rischio da sospensione
La sindrome da sospensione o o da imbracatura è una condizione che può verificarsi quando una persona inerte rimane sospesa. In questa posizione, il sangue tende ad accumularsi nelle gambe e nella parte inferiore del corpo, poiché la forza di gravità ostacola il ritorno venoso verso il cuore. Questo può provocare insufficienza cardiocircolatoria e ischemia cerebrale.
Anche la sospensione cosciente in particolare se prolungata e continuativa può comportare rischi per la salute del lavoratore dovuti alla compressione dei vasi degli arti inferiori. Ma nella sospensione inerte a seguito di perdita di coscienza si ha un rapido peggioramento delle funzioni vitali.
Rischi ambientali
Nonostante i lavori in quota possano essere effettuati solamente se le condizioni metereologiche non mettano in pericolo la sicurezza dei lavoratori (D.Lgs. 81/08 art. 111 c. 7), vi sono vari rischi connessi alle condizioni ambientali quali la caduta di oggetti o di parti strutturali dall’alto, crolli, abbattimenti non controllati, scivolosità dei supporti, cedimenti strutturali, esposizione a scariche elettriche atmosferiche, innesco di incendio.
Rischi relativi alla movimentazione manuale dei carichi
La movimentazione manuale dei carichi (MMC) provoca danni se si sollevano pesi curvando la schiena, se una posizione fissa è mantenuta a lunga e se si svolgono attività di traino o di spinta.
Rischi concorrenti
Rischi concorrenti sono quei pericoli che possono verificarsi contemporaneamente o in rapida successione, aumentando il rischio complessivo di un evento avverso o di un incidente. Questi rischi possono provenire da fonti diverse, come ad esempio le condizioni ambientali, le attrezzature. Nei lavori in quota i principali rischi concorrenti sono un’aderenza non ottimale delle calzature, un abbagliamento, un rapido raffreddamento, una riduzione della visibilità, un colpo di calore, disidratazione, vertigini e disturbi dell’equilibrio.
Tipologie di DPI
L’art. 111 del D.Lgs. 81/08 indica in primo luogo di dare priorità alle misure di protezione collettive e in secondo luogo in attrezzature confacenti alla natura dei lavori, alle sollecitazioni prevedibili e a una circolazione senza rischi. I DPI per i lavori in quota si scelgono secondo alcuni criteri fondamentali:
l’operatore deve lavorare e muoversi con facilità,
valutazione della compatibilità del dispositivo con gli specifici lavori da eseguire,
valutazione della compatibilità di tutti i componenti del sistema,
predisposizione di una procedura per il recupero del lavoratore in caso di caduta.
DPI per la trattenuta
Evitano le cadute dall’alto limitando lo spostamento dell’operatore in modo che non raggiunga le zone in cui è possibile cadere.
DPI per il posizionamento
Permettono all’operatore di lavorare sostenuto in tensione.
Sistemi di arresto della caduta
Sono costituiti da diversi elementi: imbracatura, assorbitore di energia, cordino, connettore e punto di ancoraggio. Il cordino può avere una lunghezza massima (compresi i connettori) di 2 m. La funzione dell’assorbitore di energia è dissipare l’energia cinetica durante la caduta; i requisiti sono stabiliti nelle norme UNI 355 e UNI 364. I connettori possono essere a bloccaggio automatico o manuale.
L’imbracatura è concepita per distribuire in caso di caduta le tensioni sul corpo durante la caduta e l’arresto. È costituita dai seguenti elementi: spallacci, cinghia frontale, fibbia di regolazione della cintura, cosciale, fibbie di regolazione degli spallacci, cintura di posizionamento, aggancio dorsale, fibbie di regolazione cosciale, marcatura.
I sistemi di trattenuta conformi alla norma EN 358 e le cinture di posizionamento sul lavoro sono composti da un nastro posizionato a livello della vita, con uno schienale di supporto e almeno due punti di attacco per collegare un cordino di posizionamento o di trattenuta, che può essere regolabile o fisso.
La cintura con cosciali, in conformità con la norma EN 813, viene utilizzata nei sistemi di trattenuta, posizionamento sul lavoro e accesso con fune, ma solo quando le attività non sono a rischio di caduta dall’alto o ribaltamento, poiché non è idonea per arrestare cadute libere in modo sicuro. Si compone di una cintura e di cosciali imbottiti di dimensioni adeguate per garantire un comfort ottimale all’operatore e ha un attacco centrale.
Un sistema anticaduta con dispositivi retrattili è costituito da un’imbracatura e da un dispositivo anticaduta retrattile vincolato a un punto di ancoraggio con arrotolatore autobloccante e cordino retrattile. Il dispositivo retrattile blocca il movimento quando si supera la velocità di 1,5 m/s e ha una distanza di arresto massima di 2 m.
Infine tra i DPI non possono mancare l’elmetto per la protezione del capo e le scarpe che possono essere di tipo SB, S1, S2 o S3.
Ancoraggi
Gli ancoraggi sono costituiti da tre elementi: struttura di supporto, ancorante e elemento da fissare.
La tipologia di ancoraggi corrisponde alle norme cui rispondono:
UNI EN 795: dispositivi temporanei di ancoraggio:
progettati esclusivamente per DPI anticaduta,
utilizzabili da un singolo lavoratore,
rimovibili dalle strutture di ancoraggio senza danneggiare le stesse.
EN 11578: dispositivi permanenti di ancoraggio:
progettati esclusivamente per DPI anticaduta,
utilizzabili anche per multi-utente,
rimovibili dalle strutture di ancoraggio senza danneggiare le stesse.
UNI EN 516 e 517: ganci di sicurezza.
Circolari MLPS 85/78, 44/90, 132/91: ancoraggi per ponteggi.
ETAG 001: ancoraggi per calcestruzzo.
Marcatura degli ancoraggi
Gli ancoraggi permanenti non rientrano nel campo di applicazione del D.Lgs. 475/92 e quindi non sono DPI e perciò non devono essere marcati CE. Gli ancoraggi non permanenti sono invece considerati DPI e quindi devono essere marcati CE.
Conclusione
Prevenire il rischio caduta dall’alto sul luogo di lavoro rappresenta un aspetto prioritario nella tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. La messa in atto di adeguate misure di sicurezza, in combinazione con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) più idonei, rappresenta un fattore cruciale per garantire un ambiente di lavoro sicuro.
https://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2023/03/rischio-caduta.jpg14402560adminhttps://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2022/06/TechnoEnergia_Logo_0014A8-180x180.pngadmin2023-03-27 19:07:282024-10-08 21:32:06Rischio di caduta dall’alto
Il trabattello è un tipo di attrezzatura molto utilizzata per fornire una piattaforma stabile ma che permetta al tempo stesso di spostarsi rapidamente. Normalmente è usato per affrontare alcuni interventi di lavori in quota che non richiedono molto tempo e che devono essere svolti a un’altezza non particolarmente elevata, inferiore ai 12 metri.
UNI EN 1004:2021
L’utilizzo del ponteggio mobile, il trabattello, definito dal D.Lgs. 81/08 come un ponte dotato di ruote è regolamentato da UNI EN 1004:2021, in vigore da dicembre 2021. La norma fornisce una panoramica completa sull’uso del trabattello e in particolare è il riferimento per:
requisiti di sicurezza per la progettazione, la produzione e l’uso dei ponteggi prefabbricati mobili. Questi includono requisiti di carico, stabilità, resistenza agli agenti atmosferici, accesso sicuro, prevenzione delle cadute, ecc.;
progettazione e produzione: si trovano le specifiche dei materiali, le dimensioni e i carichi di lavoro consentiti;
requisiti per l’installazione e lo smontaggio, comprese le procedure di assemblaggio, le verifiche di stabilità, la protezione contro i pericoli di elettricità, ecc.
manutenzione e ispezione: le procedure di pulizia, le verifiche di stabilità e di funzionamento dei componenti, ecc.
Bisogna poi distinguere i trabattelli dai piccoli trabattelli definiti e regolamentati da UNI EN 11764:2019.
Classificazione
Sia i trabattelli sia i piccoli trabattelli sono classificati in base ai seguenti fattori:
classe di carico: per i trabattelli le classi di carico possono essere la 2 e la 3 rispettivamente con carico uniformemente distribuito di 1,50 e di 2,00 kN/m2. Per i piccoli trabattelli il carico massimo è di 150 kg comprendendo un unico lavoratore, attrezzature e materiale.
classi di utilizzo: sono solamente due ovvero all’interno o all’sterno e a loro volta implicano rispettivamente l’assenza o la presenza di vento.
classi di altezza:
i trabattelli possono avere classe H1 ≥ 1,85 m oppure H2 ≥ 1,90 m;
i piccoli trabattelli h < 2 m o 2 m ≤ h < 4 m.
classi di accesso:
accesso tipo A: scala a rampa,
accesso tipo B: scala a gradini,
accesso tipo C: scala a pioli inclinata,
accesso tipo D: scala a pioli verticale.
modalità di accesso: per i trabattelli normali è possibile accedervi dall’esterno o dall’interno. L’accesso esterno è consentito se l’altezza più alta è inferiore a 2 m. Per i piccoli trabattelli le modalità di accesso sono così classificate:
accesso di tipo E: dall’esterno,
accesso di tipo I: dall’interno,
accesso di tipo EI: dall’esterno e dall’interno.
Designazione ed etichetta
Il trabattello in conformità a UNI EN 1004:2021 deve obbligatoriamente avere la sua designazione in cui sono riportate le seguenti informazioni e indicazioni:
il prodotto: trabattello,
il riferimento alla norma: UNI EN 1004:2021,
la classe di carico: 2 o 3,
l’altezza massima all’esterno e all’interno: 8 e 12 m,
le classi di accesso: A, B, C o D per i trabattelli con un unico tipo di accesso; ABCD se vi sono i quattro tipi di accesso; o se gli accessi sono due, quelli mancanti devono essere indicati intervallati da una X (per esempio se gli accessi sono B e D con XBXD),
le classi di altezza: 1,85 m (H1), 1,90 m (H2).
L’etichetta del trabattello posta in mondo visibile deve riportare le indicazioni della designazione, il nome del fabbricante, la dicitura “leggere il manuale di istruzioni”.
Il piccolo trabattello analogamente al trabattello deve riportare nella sua designazione le stesse indicazioni secondo UNI EN 11764:2019. Anche l’etichetta è analoga.
Cartello
Una volta montato o trasformato il trabattello deve essere dotato di un cartello visibile con alcune informazioni minime indispensabili:
nominativo del responsabile,
data di montaggio,
classe di carico,
se il trabattello è pronto per l’uso,
se il trabattello è utilizzabile esclusivamente per uso interno.
Scelta del trabattello
La scelta del trabattello deve essere effettuata considerando diversi aspetti quali le dimensioni dell’impalcato, se il lavoro deve essere svolto in ambienti interni o esterni, se vi è presenza o meno di vento, la classe di carico, il tipo di accesso, se i carichi sono orizzontali o verticali in quanto possono destabilizzare il trabattello stesso, le condizioni del terreno, l’eventuale uso di stabilizzatori, di sporgenze esterne, di zavorre o se vi è necessità di ancoraggi.
I maggiori rischi
Il maggiore rischio è rappresentato dalla caduta dell’operatore, il quale può precipitare sia durante la fase di montaggio o smontaggio, sia durante il lavoro in quota, ma anche durante la salita e la discesa tra i vari ponti.
Durante le fasi di montaggio/smontaggio, il rischio di movimentazione manuale dei carichi è presente poiché tali fasi richiedono la manipolazione di telai prefabbricati e tavole per l’assemblaggio.
Si può verificare la caduta accidentale di materiale quali utensili o altri oggetti durante l’esecuzione di lavori. La presenza di attrezzi o altri ostacoli sui piani del ponte possono provocare scivolamento o inciampo del lavoratore e una conseguente caduta con rischio di infortunio.
Rischi connessi allo spostamento del trabattello
Ma c’è anche il rischio investimento: bisogna prestare molta attenzione anche nello spostamento del trabattello per evitare di investire eventuali altri lavoratori sul percorso. Si possono verificare urti con cavi elettrici o elementi strutturali come travi, gru a ponte o altri elementi sospesi, causando la possibilità di folgorazione o di danni al lavoratore coinvolto.
Rischio ribaltamento
Un sovraccarico oppure il posizionamento errato o l’assenza di stabilizzatori o ancora il mancato ancoraggio possono provocare il ribaltamento del trabattello e la caduta dei lavoratori.
L’oscillazione del trabattello può essere dovuta a un bloccaggio inefficacie delle ruote; oscillazione che verrebbe amplificata dalla presenza di carico in sommità.
Manutenzione
Una verifica accurata dei componenti metallici permette una manutenzione ottimale. Essa deve essere eseguita da personale qualificato e in particolare bisogna monitorare:
lo strato superficiale,
lo stato di usura e corrosione,
lo stato delle saldature,
lo stato delle parti mobili,
lo stato di viti, perni, dadi, bulloni, rivetti.
Mentre per la manutenzione dei componenti in legno si deve verificare:
la presenza di tagli o abrasioni,
l’usura,
danni causati dal calore o da sostanze aggressive,
deterioramento causato dai raggi solari.
Queste verifiche devono prendere in considerazione il telaio, le diagonali, i correnti, le protezione intermedia e termapiede, le aperture di accesso, gli impalcati, le ruote, gli stabilizzatori e i piedini.
Aspetti documentali e formazione
Le istruzioni obbligatorie devono essere fornite dal fabbricante e sono indispensabili per il corretto montaggio, smontaggio e trasformazione del trabattello. Per quest’ultima fase, la trasformazione, si intende il passaggio da una configurazione ad un’altra, se consentite dal fabbricante per il singolo modello.
Prima di procedere al montaggio del trabattello è di fondamentale importanza eseguire un’ispezione del sito scelto per l’assemblaggio per verificare le condizioni del terreno, la pendenza, eventuali ostacoli, condizioni meteorologiche, eventuale presenza di linee elettriche aeree.
Il trabattello non deve essere marcato CE poiché non esiste una direttiva di prodotto.
Spesso quando si parla di trabattelli si parla erroneamente anche del PIMUS (Piano di Montaggio, Uso e Smontaggio), ma esso si riferisce esclusivamente ai ponteggi veri e propri e non ai trabattelli.
Infine un accenno alla formazione che non è necessaria di per se stessa per l’uso del trabattello, quanto per il tipo di lavoro che in esso si svolge ovvero lavori in quota così come richiesto dal D.Lgs. 81/08. In ogni caso i lavoratori incaricati del montaggio, smontaggio e trasformazione del trabattello devono essere addestrati alla mansione conformemente al D.Lgs. 81/08.
https://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2023/03/lavori-in-quota-trabattello.jpg14402560adminhttps://www.technoenergia.it/wp-content/uploads/2022/06/TechnoEnergia_Logo_0014A8-180x180.pngadmin2023-03-03 20:28:212024-10-09 19:10:17Lavori in quota con il trabattello