Scale portatili: gli infortuni più frequenti

Le scale portatili sono utilizzate frequentemente nei luoghi di lavoro, ma possono causare diversi tipi di infortuni se non vengono utilizzate correttamente.

Tipologie di infortuni

Le tipologie più comuni di infortuni con le scale portatili includono le cadute, che rappresentano la maggior parte degli incidenti. Le cadute possono avvenire a causa di una base instabile, di un uso scorretto della scala o della mancanza di attenzione da parte dell’operatore.

Altri infortuni frequenti riguardano gli incidenti legati alla sovraccarico della scala, che può causare il cedimento della struttura o il ribaltamento improvviso. Inoltre, i rischi di schiacciamento delle dita sono piuttosto comuni durante l’apertura e la chiusura delle scale portatili. È importante prestare particolare attenzione a queste operazioni per evitare lesioni.

Anche gli infortuni legati all’utilizzo di scale danneggiate o difettose rappresentano un’altra categoria significativa. Utilizzare sempre scale in buono stato e controllare regolarmente che siano integre e sicure per evitare situazioni pericolose.

Fattori che contribuiscono agli infortuni con le scale portatili

Uno dei principali fattori, nonché molto banale, è rappresentato dall’utilizzo scorretto della scala, ad esempio posizionandola in modo instabile. La fretta può portare gli operatori a compiere azioni rischiose, come salire troppo velocemente o ignorare le norme di sicurezza. Inoltre, l’ambiente di lavoro può influenzare la sicurezza: superfici scivolose, terreni irregolari o presenza di ostacoli possono aumentare il rischio di cadute.

Procedure di sicurezza per il corretto utilizzo della scala portatile

Per prevenire gli incidenti utilizzando correttamente una scala portatile è importante verificare che sia in buone condizioni e che sia adatta all’uso previsto. Bisogna assicurarsi che la scala sia posizionata su una superficie stabile e piana, evitando di appoggiarla su superfici scivolose o instabili. Durante l’utilizzo della scala, è fondamentale mantenere sempre entrambi i piedi fermi sui gradini e evitare di appoggiarsi su un lato o di sporgersi troppo in avanti. Bisogna fare attenzione ai movimenti bruschi o improvvisi che potrebbero causare uno squilibrio e far cadere la scala.

Tipologie di scale portatili

La norma tecnica di riferimento per le scale portatili è la UNI EN 131

Dalla linea guida “Utilizzo di scale portatili nei cantieri temporanei e mobili” di Regione Lombardia possiamo classificare le scale portatili in:

  • Scale semplici di appoggio: scale che, una volta pronte all’uso, poggiano la parte inferiore sul terreno e la parte superiore su una superficie verticale, non avendo supporto proprio. Possono essere a un solo tronco o a più tronchi innestabili o sfilabili.
  • Scale doppie: scale auto-stabili che, quando pronte all’uso, si sostengono da sole appoggiando i due tronchi sul terreno, permettendo la salita da uno o entrambi i lati, a seconda della tipologia.
  • Scale a castello: scale autoportanti con una solida base di appoggio, un tronco di salita dotato di corrimano e un’ampia piattaforma di stazionamento con parapetto normale su tre lati.
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Utilizzo corretto delle scale portatili nei cantieri

Idoneità e formazione dei lavoratori

I lavoratori incaricati dell’utilizzo della scala devono avere l’idoneità per la mansione specifica rilasciata dal Medico Competente e devono aver ricevuto una formazione adeguata e un addestramento completo riguardo all’uso dell’attrezzatura fornita. La presenza e l’accessibilità del manuale d’uso e manutenzione devono essere sempre garantite.

Prima dell’uso

La scala deve essere appropriata per l’uso specifico e prima i ogni utilizzo bisogna verificarne l’integrità, lo stato di conservazione e l’efficienza. Eventuali residui come malte, pitture, oli, grasso o ghiaccio devono essere accuratamente rimossi dalla scala. Bisogna controllare il peso massimo consentito dalla scala e non superarlo in nessun caso.

Il lavoratore che salirà sulla scala deve indossare un abbigliamento adeguato e gli eventuali DPI fornitigli dal Datore di Lavoro per la mansione.

Trasporto della scala portatile a spalla

Quando un lavoratore trasporta a spalla una scala portatile deve tenerla inclinata e mai orizzontale, soprattutto se la visibilità è limitata. Deve inoltre sorreggere la scala con il braccio evitando di inserirlo all’interno della scala tra gradini o pioli.

Collocazione della scala portatile

I gradini o i pioli della scala devono costantemente essere orizzontali rispetto al pavimento o base di appoggio, mentre la scala deve trovare sostegno su una superficie regolare, fissa, stabile e priva di scivolosità. Se necessario, essa deve essere vincolata opportunamente al piano d’appoggio.

Per le scale dotate di piedini regolabili in altezza, il posizionamento su superfici inclinate è consentito, con l’obbligo di regolarli in modo che i pioli o i gradini mantengano costantemente l’orizzontalità. La distanza massima del primo gradino o piolo dal piano di appoggio deve essere di 315 mm, e il piano di appoggio deve essere facilmente accessibile.

Nel caso di posizionamento su impalcato, va tenuto presente il rischio aumentato di caduta dall’alto, richiedendo l’adozione di adeguate misure di sicurezza. Le scale devono sempre poggiate sui propri tappi o piedini, con divieto di appoggiarle sui gradini o sui pioli.

Il posizionamento della scala deve essere valutato con attenzione, considerando i rischi di collisione con eventuali veicoli, porte, pedoni, nonché lontano da linee elettriche, aperture nel vuoto, oggetti metallici contundenti e fonti di calore o fumi. Se utilizzata all’esterno, la collocazione della scala deve tener conto dei potenziali rischi meteorologici, e l’area sottostante deve essere segregata.

I meccanismi di chiusura/blocco devono essere correttamente posizionati, conformemente al manuale d’uso e manutenzione.

Dopo l’uso

Terminata l’attività sulla scala, essa va chiusa e riposta in un luogo coperto; se la scala si fosse sporcata con vernici, oli o altro dovrà essere pulita. Inoltre è importante verificare quale manutenzione è richiesta e indicata nel manuale d’uso e attuarla regolarmente.


Rischio di caduta dall’alto

Secondo il D.Lgs. 81/08 art. 107 il rischio di caduta si ha quando il lavoratore durante l’attività lavorativa si trova ad una quota superiore ai 2 m rispetto ad un piano stabile.

Rischio di caduta dall’alto: come proteggersi

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I rischi connessi all’attività lavorativa in quota sono principalmente:

  • rischio di caduta dall’alto, un rischio grave che può provocare lesioni anche permanenti o morte:
    • lesioni dovute alla forza di arresto,
    • lesioni causate dall’impatto con il terreno o altri materiali o ostacoli,
    • lesioni o più in generale effetti dovuti a una prolungata sospensione.
  • rischio da sospensione,
  • rischi ambientali,
  • rischi relativi alla movimentazione manuale dei carichi (MMC),
  • rischi correlati ai carichi,
  • rischi concorrenti

Il rischio di caduta dall’alto è un rischio grave che può provocare lesioni anche permanenti o morte:

  • lesioni dovute alla forza di arresto,
  • lesioni causate dall’impatto con il terreno o altri materiali o ostacoli,
  • lesioni o più in generale effetti dovuti a una prolungata sospensione.

Tipologie di caduta

Caduta libera è quella caduta in cui la distanza è superiore ai 600 mm in direzione verticale, ma anche in un pendio senza l’assistenza di un corrimano.

Caduta libera limitata è la caduta in cui la distanza è uguale o inferiore ai 600 mm nella direzione verticale e su un pendio dove non si ha il corrimano.

Quando una persona mentre sta cedendo è trattenuta dall’azione di un idoneo dispositivo di trattenuta si parla di caduta contenuta. Tale caduta non è mai superiore ai 600 mm.

Caduta totalmente preveduta è quella situazione in cui un sistema di trattenuta impedisce al lavoratore di raggiungere la zona che presenta il rischio di caduta.

Effetto pendolo

Effetto pendolo è quel fenomeno che si verifica ogni volta che una parte del peso dell’operatore non viene bilanciata dalla reazione della copertura e risulta disallineata rispetto alla corda di trattenuta. A causa dell’oscillazione intorno alla posizione di arresto del lavoratore, il corpo può subire rotazioni e oscillazioni, con il rischio di urtare contro elementi sporgenti o il suolo stesso, specialmente se ci si trova a un’altezza ridotta.

Se c’è il rischio che l’utilizzatore incontri un ostacolo durante l’effetto pendolo, è necessario adottare una configurazione diversa della linea di ancoraggio o un sistema alternativo. Per prevenire l’effetto pendolo, è importante saper valutare il tirante d’aria, la distanza minima verticale necessaria all’arresto in sicurezza del lavoratore in un sistema di arresto della caduta. Il tirante d’aria è la la distanza di arresto maggiorata di 1 m quale valore di sicurezza.

Rischio da sospensione

La sindrome da sospensione o o da imbracatura è una condizione che può verificarsi quando una persona inerte rimane sospesa. In questa posizione, il sangue tende ad accumularsi nelle gambe e nella parte inferiore del corpo, poiché la forza di gravità ostacola il ritorno venoso verso il cuore. Questo può provocare insufficienza cardiocircolatoria e ischemia cerebrale.

Anche la sospensione cosciente in particolare se prolungata e continuativa può comportare rischi per la salute del lavoratore dovuti alla compressione dei vasi degli arti inferiori. Ma nella sospensione inerte a seguito di perdita di coscienza si ha un rapido peggioramento delle funzioni vitali.

Rischi ambientali

Nonostante i lavori in quota possano essere effettuati solamente se le condizioni metereologiche non mettano in pericolo la sicurezza dei lavoratori (D.Lgs. 81/08 art. 111 c. 7), vi sono vari rischi connessi alle condizioni ambientali quali la caduta di oggetti o di parti strutturali dall’alto, crolli, abbattimenti non controllati, scivolosità dei supporti, cedimenti strutturali, esposizione a scariche elettriche atmosferiche, innesco di incendio.

Rischi relativi alla movimentazione manuale dei carichi

La movimentazione manuale dei carichi (MMC) provoca danni se si sollevano pesi curvando la schiena, se una posizione fissa è mantenuta a lunga e se si svolgono attività di traino o di spinta.

Rischi concorrenti

Rischi concorrenti sono quei pericoli che possono verificarsi contemporaneamente o in rapida successione, aumentando il rischio complessivo di un evento avverso o di un incidente. Questi rischi possono provenire da fonti diverse, come ad esempio le condizioni ambientali, le attrezzature. Nei lavori in quota i principali rischi concorrenti sono un’aderenza non ottimale delle calzature, un abbagliamento, un rapido raffreddamento, una riduzione della visibilità, un colpo di calore, disidratazione, vertigini e disturbi dell’equilibrio.

Tipologie di DPI

L’art. 111 del D.Lgs. 81/08 indica in primo luogo di dare priorità alle misure di protezione collettive e in secondo luogo in attrezzature confacenti alla natura dei lavori, alle sollecitazioni prevedibili e a una circolazione senza rischi. I DPI per i lavori in quota si scelgono secondo alcuni criteri fondamentali:

  • l’operatore deve lavorare e muoversi con facilità,
  • valutazione della compatibilità del dispositivo con gli specifici lavori da eseguire,
  • valutazione della compatibilità di tutti i componenti del sistema,
  • predisposizione di una procedura per il recupero del lavoratore in caso di caduta.

DPI per la trattenuta

Evitano le cadute dall’alto limitando lo spostamento dell’operatore in modo che non raggiunga le zone in cui è possibile cadere.

DPI per il posizionamento

Permettono all’operatore di lavorare sostenuto in tensione.

Sistemi di arresto della caduta

Sono costituiti da diversi elementi: imbracatura, assorbitore di energia, cordino, connettore e punto di ancoraggio. Il cordino può avere una lunghezza massima (compresi i connettori) di 2 m. La funzione dell’assorbitore di energia è dissipare l’energia cinetica durante la caduta; i requisiti sono stabiliti nelle norme UNI 355 e UNI 364. I connettori possono essere a bloccaggio automatico o manuale.

L’imbracatura è concepita per distribuire in caso di caduta le tensioni sul corpo durante la caduta e l’arresto. È costituita dai seguenti elementi: spallacci, cinghia frontale, fibbia di regolazione della cintura, cosciale, fibbie di regolazione degli spallacci, cintura di posizionamento, aggancio dorsale, fibbie di regolazione cosciale, marcatura.

I sistemi di trattenuta conformi alla norma EN 358 e le cinture di posizionamento sul lavoro sono composti da un nastro posizionato a livello della vita, con uno schienale di supporto e almeno due punti di attacco per collegare un cordino di posizionamento o di trattenuta, che può essere regolabile o fisso.

La cintura con cosciali, in conformità con la norma EN 813, viene utilizzata nei sistemi di trattenuta, posizionamento sul lavoro e accesso con fune, ma solo quando le attività non sono a rischio di caduta dall’alto o ribaltamento, poiché non è idonea per arrestare cadute libere in modo sicuro. Si compone di una cintura e di cosciali imbottiti di dimensioni adeguate per garantire un comfort ottimale all’operatore e ha un attacco centrale.

Un sistema anticaduta con dispositivi retrattili è costituito da un’imbracatura e da un dispositivo anticaduta retrattile vincolato a un punto di ancoraggio con arrotolatore autobloccante e cordino retrattile. Il dispositivo retrattile blocca il movimento quando si supera la velocità di 1,5 m/s e ha una distanza di arresto massima di 2 m.

Infine tra i DPI non possono mancare l’elmetto per la protezione del capo e le scarpe che possono essere di tipo SB, S1, S2 o S3.

Ancoraggi

Gli ancoraggi sono costituiti da tre elementi: struttura di supporto, ancorante e elemento da fissare.

La tipologia di ancoraggi corrisponde alle norme cui rispondono:

  • UNI EN 795: dispositivi temporanei di ancoraggio:
    • progettati esclusivamente per DPI anticaduta,
    • utilizzabili da un singolo lavoratore,
    • rimovibili dalle strutture di ancoraggio senza danneggiare le stesse.
  • EN 11578: dispositivi permanenti di ancoraggio:
    • progettati esclusivamente per DPI anticaduta,
    • utilizzabili anche per multi-utente,
    • rimovibili dalle strutture di ancoraggio senza danneggiare le stesse.
  • UNI EN 516 e 517: ganci di sicurezza.
  • Circolari MLPS 85/78, 44/90, 132/91: ancoraggi per ponteggi.
  • ETAG 001: ancoraggi per calcestruzzo.
Marcatura degli ancoraggi

Gli ancoraggi permanenti non rientrano nel campo di applicazione del D.Lgs. 475/92 e quindi non sono DPI e perciò non devono essere marcati CE. Gli ancoraggi non permanenti sono invece considerati DPI e quindi devono essere marcati CE.

Conclusione

Prevenire il rischio caduta dall’alto sul luogo di lavoro rappresenta un aspetto prioritario nella tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. La messa in atto di adeguate misure di sicurezza, in combinazione con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) più idonei, rappresenta un fattore cruciale per garantire un ambiente di lavoro sicuro.


Lavori in quota con il trabattello

Trabattelli e lavori in quota: guida pratica

Il trabattello è un tipo di attrezzatura molto utilizzata per fornire una piattaforma stabile ma che permetta al tempo stesso di spostarsi rapidamente. Normalmente è usato per affrontare alcuni interventi di lavori in quota che non richiedono molto tempo e che devono essere svolti a un’altezza non particolarmente elevata, inferiore ai 12 metri.

UNI EN 1004:2021

L’utilizzo del ponteggio mobile, il trabattello, definito dal D.Lgs. 81/08 come un ponte dotato di ruote è regolamentato da UNI EN 1004:2021, in vigore da dicembre 2021. La norma fornisce una panoramica completa sull’uso del trabattello e in particolare è il riferimento per:

  • definizioni (ponteggio, componente, installazione, manutenzione, ecc.);
  • requisiti di sicurezza per la progettazione, la produzione e l’uso dei ponteggi prefabbricati mobili. Questi includono requisiti di carico, stabilità, resistenza agli agenti atmosferici, accesso sicuro, prevenzione delle cadute, ecc.;
  • progettazione e produzione: si trovano le specifiche dei materiali, le dimensioni e i carichi di lavoro consentiti;
  • requisiti per l’installazione e lo smontaggio, comprese le procedure di assemblaggio, le verifiche di stabilità, la protezione contro i pericoli di elettricità, ecc.
  • manutenzione e ispezione: le procedure di pulizia, le verifiche di stabilità e di funzionamento dei componenti, ecc.

Bisogna poi distinguere i trabattelli dai piccoli trabattelli definiti e regolamentati da UNI EN 11764:2019.

Classificazione

Sia i trabattelli sia i piccoli trabattelli sono classificati in base ai seguenti fattori:

  • classe di carico: per i trabattelli le classi di carico possono essere la 2 e la 3 rispettivamente con carico uniformemente distribuito di 1,50  e di 2,00 kN/m2. Per i piccoli trabattelli il carico massimo è di 150 kg comprendendo un unico lavoratore, attrezzature e materiale.
  • classi di utilizzo: sono solamente due ovvero all’interno o all’sterno e a loro volta implicano rispettivamente l’assenza o la presenza di vento.
  • classi di altezza:
    • i trabattelli possono avere classe H1 ≥ 1,85 m oppure H2 ≥ 1,90 m;
    • i piccoli trabattelli h < 2 m o 2 m ≤ h < 4 m.
  • classi di accesso:
    • accesso tipo A: scala a rampa,
    • accesso tipo B: scala a gradini,
    • accesso tipo C: scala a pioli inclinata,
    • accesso tipo D: scala a pioli verticale.
  • modalità di accesso: per i trabattelli normali è possibile accedervi dall’esterno o dall’interno. L’accesso esterno è consentito se l’altezza più alta è inferiore a 2 m. Per i piccoli trabattelli le modalità di accesso sono così classificate:
    • accesso di tipo E: dall’esterno,
    • accesso di tipo I: dall’interno,
    • accesso di tipo EI: dall’esterno e dall’interno.

Designazione ed etichetta

Il trabattello in conformità a UNI EN 1004:2021 deve obbligatoriamente avere la sua designazione in cui sono riportate le seguenti informazioni e indicazioni:

  • il prodotto: trabattello,
  • il riferimento alla norma: UNI EN 1004:2021,
  • la classe di carico: 2 o 3,
  • l’altezza massima all’esterno e all’interno: 8 e 12 m,
  • le classi di accesso: A, B, C o D per i trabattelli con un unico tipo di accesso; ABCD se vi sono i quattro tipi di accesso; o se gli accessi sono due, quelli mancanti devono essere indicati intervallati da una X (per esempio se gli accessi sono B e D con XBXD),
  • le classi di altezza: 1,85 m (H1), 1,90 m (H2).

L’etichetta del trabattello posta in mondo visibile deve riportare le indicazioni della designazione, il nome del fabbricante, la dicitura “leggere il manuale di istruzioni”.

Il piccolo trabattello analogamente al trabattello deve riportare nella sua designazione le stesse indicazioni secondo UNI EN 11764:2019. Anche l’etichetta è analoga.

Cartello

Una volta montato o trasformato il trabattello deve essere dotato di un cartello visibile con alcune informazioni minime indispensabili:

  • nominativo del responsabile,
  • data di montaggio,
  • classe di carico,
  • se il trabattello è pronto per l’uso,
  • se il trabattello è utilizzabile esclusivamente per uso interno.

Scelta del trabattello

La scelta del trabattello deve essere effettuata considerando diversi aspetti quali le dimensioni dell’impalcato, se il lavoro deve essere svolto in ambienti interni o esterni, se vi è presenza o meno di vento, la classe di carico, il tipo di accesso, se i carichi sono orizzontali o verticali in quanto possono destabilizzare il trabattello stesso, le condizioni del terreno, l’eventuale uso di stabilizzatori, di sporgenze esterne, di zavorre o se vi è necessità di ancoraggi.

I maggiori rischi

Il maggiore rischio è rappresentato dalla caduta dell’operatore, il quale può precipitare sia durante la fase di montaggio o smontaggio, sia durante il lavoro in quota, ma anche durante la salita e la discesa tra i vari ponti.

Durante le fasi di montaggio/smontaggio, il rischio di movimentazione manuale dei carichi è presente poiché tali fasi richiedono la manipolazione di telai prefabbricati e tavole per l’assemblaggio.

Si può verificare la caduta accidentale di materiale quali utensili o altri oggetti durante l’esecuzione di lavori. La presenza di attrezzi o altri ostacoli sui piani del ponte possono provocare scivolamento o inciampo del lavoratore e una conseguente caduta con rischio di infortunio.

Rischi connessi allo spostamento del trabattello

Ma c’è anche il rischio investimento: bisogna prestare molta attenzione anche nello spostamento del trabattello per evitare di investire eventuali altri lavoratori sul percorso. Si possono verificare urti con cavi elettrici o elementi strutturali come travi, gru a ponte o altri elementi sospesi, causando la possibilità di folgorazione o di danni al lavoratore coinvolto.

Rischio ribaltamento

Un sovraccarico oppure il posizionamento errato o l’assenza di stabilizzatori o ancora il mancato ancoraggio possono provocare il ribaltamento del trabattello e la caduta dei lavoratori.

L’oscillazione del trabattello può essere dovuta a un bloccaggio inefficacie delle ruote; oscillazione che verrebbe amplificata dalla presenza di carico in sommità.

Manutenzione

Una verifica accurata dei componenti metallici permette una manutenzione ottimale. Essa deve essere eseguita da personale qualificato e in particolare bisogna monitorare:

  • lo strato superficiale,
  • lo stato di usura e corrosione,
  • lo stato delle saldature,
  • lo stato delle parti mobili,
  • lo stato di viti, perni, dadi, bulloni, rivetti.

Mentre per la manutenzione dei componenti in legno si deve verificare:

  • la presenza di tagli o abrasioni,
  • l’usura,
  • danni causati dal calore o da sostanze aggressive,
  • deterioramento causato dai raggi solari.

Queste verifiche devono prendere in considerazione il telaio, le diagonali, i correnti, le protezione intermedia e termapiede, le aperture di accesso, gli impalcati, le ruote, gli stabilizzatori e i piedini.

Aspetti documentali e formazione

Le istruzioni obbligatorie devono essere fornite dal fabbricante e sono indispensabili per il corretto montaggio, smontaggio e trasformazione del trabattello. Per quest’ultima fase, la trasformazione, si intende il passaggio da una configurazione ad un’altra, se consentite dal fabbricante per il singolo modello.

Prima di procedere al montaggio del trabattello è di fondamentale importanza eseguire un’ispezione del sito scelto per l’assemblaggio per verificare le condizioni del terreno, la pendenza, eventuali ostacoli, condizioni meteorologiche, eventuale presenza di linee elettriche aeree.

Il trabattello non deve essere marcato CE poiché non esiste una direttiva di prodotto.

Spesso quando si parla di trabattelli si parla erroneamente anche del PIMUS (Piano di Montaggio, Uso e Smontaggio), ma esso si riferisce esclusivamente ai ponteggi veri e propri e non ai trabattelli.

Infine un accenno alla formazione che non è necessaria di per se stessa per l’uso del trabattello, quanto per il tipo di lavoro che in esso si svolge ovvero lavori in quota così come richiesto dal D.Lgs. 81/08. In ogni caso i lavoratori incaricati del montaggio, smontaggio e trasformazione del trabattello devono essere addestrati alla mansione conformemente al D.Lgs. 81/08.